Accoglienza e integrazione a Villa Bartolomea: Comune e Caritas uniti per un nuovo centro

Parte in questi giorni una nuova accoglienza in cui è coinvolta Caritas in una realtà lontana dal centro cittadino e dai riflettori mediatici, ma che ha deciso di impegnarsi con decisione per affrontare quella che non è più un’emergenza, ma un elemento ormai strutturale della società civile. Stiamo parlando di Villa Bartolomea, dove il Comune, rappresentato dal sindaco Andrea Tuzza, inaugurerà ufficialmente nei primi giorni di novembre il nuovo centro d’accoglienza ricavato nell’ex asilo di Spinimbecco e nato da un accordo sottoscritto con la Prefettura di Verona e l’associazione temporanea d’impresa formata dalla cooperativa sociale Il Samaritano di Caritas Diocesana e la onlus locale Impastarci.

Questo centro di prima accoglienza è destinato ad ospitare otto persone, nella fattispecie donne e bambini, vittime di violenza e che sono fuggite per questo motivo dai loro Paesi. La struttura è l’ex abitazione delle suore che gestivano l’asilo e che ha ospitato di recente il centro di accoglienza per donne ucraine.

Ovviamente, mantenendo lo stile di Caritas, il progetto si realizzerà in forte collaborazione con la parrocchia di don Alessio Lucchini e con la comunità locale, che potrà tradurre in concretezza le parole del Vangelo, “Ero straniero e mi avete accolto”; senza dimenticare la cooperativa Impastarci, che già dalla sua nascita si era data come obiettivo quello di offrire lavoro nella propria fabbrica di pasta a donne vittime di violenza.

Al piano terra dell’edificio, infine, è in programma l’apertura di un centro diurno destinato anche a persone del paese e dove donne e bambini immigrati potranno frequentare lezioni di italiano, di educazione civica e di formazione professionale.

Comunità, rete, risorse sul territorio, competenze, esperienza: è questa la ricetta che il Comune di Villa Bartolomea ha fortemente voluto per questa nuova accoglienza che parte già con un’importante idea di integrazione. Per essere vincente sia per la comunità che accoglie, che per le donne che arriveranno.