Alloggi San Benedetto
Una rete capillare ed eterogenea
Gli alloggi San Benedetto, sparsi in tutto il territorio della Diocesi, sono arrivati a 16 nel 2022. In tutto l’anno sono stati accolti 15 nuclei familiari, per un totale di 33 adulti e 24 minori.
Il lavoro costante di coinvolgimento e sensibilizzazione della comunità sul tema della povertà abitativa ha dato come esito concreto nell’ultimo anno la messa a disposizione di un nuovo appartamento in comodato in uso gratuito da parte di un privato cittadino. Si tratta di un grande appartamento sito nel quartiere Borgo Roma che è stato destinato a un’esperienza di co-housing.
La condivisione dell’abitazione permette agli 8 nuclei coinvolti di ridurre le spese vive e di sperimentare nuovi legami e nuove forme di vicinanza con gli altri abitanti. Nel concreto, questo si può tradurre in un aiuto reciproco per la custodia dei figli, nello svolgimento alternato di alcune incombenze quotidiane (spesa, pagamento utenze, etc.), ma anche nella condivisione di alcuni beni (automobile, pc…), nell’avere una persona con cui condividere pensieri, momenti di svago e tempo libero.
Per le esperienze di co-housing, gli operatori condividono prima con le potenziali famiglie beneficiarie un’ipotesi di progetto di convivenza. Dal confronto partecipato emerge la potenziale coppia di nuclei da accogliere, alla luce delle caratteristiche individuali della famiglia, dell’età e del numero dei figli a carico.
I progetti di accompagnamento tengono sempre in considerazione i più piccoli e tale cura educativa si è concretizzata nella possibilità di iscrivere gratuitamente i figli a corsi annuali (danza, sport, lingue straniere, teatro, etc.) o campus estivi (14 budget educativi attivati nel 2022) e/o di partecipare a laboratori realizzati negli spazi della rete Caritas.
Inoltre, questo ha dato modo ai genitori accolti di lavorare o di concentrarsi maggiormente sulla ricerca di un lavoro; di conoscere altre famiglie con cui supportarsi mutualmente e di allargare lo sguardo.
Un elemento molto interessante è stato il desiderio delle famiglie di condividere i propri pensieri rispetto ai bisogni educativi e ricreativi dei figli.Tale disponibilità al confronto è il frutto di un’evoluzione della relazione tra persone accolte e i volontari o operatori.
Già da qualche anno, infatti, si sta improntando lo scambio su un piano più orizzontale e informale. Questo approccio, da un lato, permette alle persone di aprirsi maggiormente e di mostrarsi da un punto di vista inedito e, dall’altro, dà ai volontari/operatori l’occasione di guardare alle persone non come casi, ma come persone con cui iniziare un pezzo di strada nella direzione di una condizione di maggiore benessere. Tale orientamento consente anche di coinvolgere maggiormente i diretti beneficiari nella valutazione delle azioni messe in atto e di riprogettare con una maggior consapevolezza dei bisogni reali.