Intervista Bouchra

Bouchra – Il volontario è una candela che illumina, aiutare significa tanto. 

Come ti chiami, quanti anni hai e di cosa ti occupi?

Sono Bouchra, cittadina italiana di origini marocchine, e sono in Italia dal 2004. A livello di studio ho la terza media, ho fatto tanti lavori, anche come mediatrice e adesso sto facendo la volontaria.

Che servizio svolgi qui all’Emporio di Legnago?

Ero una semplice utente dell’Emporio anch’io, poi circa 5 anni fa ho cominciato a fare volontariato qui. Ho cominciato dalle pulizie e interprete per le persone che non sanno parlare in italiano. Ultimamente sono allo spazio accoglienza, rispondo alle telefonate per le prenotazioni e per altre informazioni. Faccio un po’ di tutto, infatti mi chiamo il “jolly” qui. 

Il sabato mi occupo anche di seguire i bambini di prima e seconda elementare che frequentano il doposcuola che viene organizzato negli spazi dell’Officina.  

Vorresti raccontarci come hai iniziato a fare volontariato? 

In quel periodo stavano cercando delle donne per fare le pulizie in Emporio e io conoscevo Paolo, che è il responsabile dal 2008, che mi ha proposto di fare volontariato. Ho accettato e da lì ho cominciato il mio percorso. Una cosa che ricordo con tanto onore è che quando è iniziato il Covid, a marzo del 2020, io sono rimasta l’unica con loro. Eravamo in tante donne a fare le pulizie e io sono rimasta l’unica a venire in Emporio in quel periodo. Non volevo mollare, non volevo lasciare e ho detto “Quello che capita per loro, capita anche per me”.  

Per quanto riguarda il mio percorso di volontariato come interprete ho iniziato mentre stavo lavorando come mediatrice culturale. Mi piace aiutare volevo essere vicina a chi ha bisogno. La mediazione include una parte umana. Quando aiuti una persona che non sa parlare l’italiano e fai arrivare la sua voce.

Vuoi raccontarci un episodio successo qui in Emporio che ti è rimasto particolarmente impresso durante il tuo servizio?  

Sì, un giorno era arrivato in Emporio un ragazzo senza documenti che non sapeva l’italiano. Il giudice gli aveva chiesto un certificato perché il ragazzo aveva una protesi all’occhio, e a lui serviva un certificato del medico che la accertasse.

Questo ragazzo è venuto in Emporio e abbiamo parlato assieme a Paolo. Io non avevo nessuna speranza, invece Paolo ha coinvolto un volontario che è medico che l’ha visitato e gli ha rilasciato il certificato.  Questo documento gli ha permesso di ottenere un permesso di lungo periodo per la sua disabilità.

Poco dopo, dopo aver scritto un curriculum con l’aiuto dei volontari dell’Officina culturale l’ha inviato ad un’azienda ed è stato assunto. Ogni tanto mi chiama, mi dice “Io ero perso perché era da poco che ero arrivato in Italia e non sapevo proprio niente. Qui in Emporio mi avete aiutato e adesso ho il permesso di soggiorno e un lavoro”. Veramente mi ha fatto piacere sentirlo così.