Estate di missione e servizio per più di 40 giovani della diocesi

Saranno più di quaranta i giovani che in estate vivranno brevi esperienze missionarie in una collaborazione tra Caritas diocesana veronese, Centro missionario diocesano, Pastorale giovanile e Migrantes.

Le esperienze estive saranno quattro. Un gruppo dal 19 al 31 agosto andrà in Georgia, ad incontrare una realtà legata a Caritas Verona e ai missionari veronesi che da anni operano in quelle zone dell’ex Urss, tra cui mons. Giuseppe Pasotto, vescovo veronese per le comunità cattoliche in Georgia e Armenia. Questo gruppo di 15 giovani sarà accompagnato dal direttore di Caritas diocesana, don Matteo Malosto.

Altri due gruppi andranno in Africa: uno in partenza domani, 23 luglio, andrà nella missione diocesana di Namahaca, in Mozambico fino al 12 agosto; l’altro, invece, nella missione diocesana di Bafata, in Guinea Bissau, con partenza lunedì 29 luglio fino al 17 agosto.

Infine, ci sarà un quarto gruppo di giovani veronesi che non si sposterà dall’Italia, ma che probabilmente incontrerà molti più popoli degli altri: andranno, infatti, in un villaggio di immigrati e profughi a Castelvolturno, in Campania, a svolgere servizio di volontariato insieme ai missionari comboniani, dal 28 luglio al 4 agosto. Esperienza, questa, che vedrà partecipare anche un giovane del servizio civile di Caritas Verona.

Un mix di esperienze, ma soprattutto di organismi della diocesi, che fanno respirare un’aria di una Chiesa unita e in cammino. Tale cammino missionario è stato sottolineato anche da mons. Pompili: «Non dobbiamo perdere questa dimensione di una diocesi profondamente missionaria. Dalla storia, vedi don Mazza e san Daniele Comboni, ma molti altri dopo di loro, al presente. Verona è sede del Cum, centro di formazione per tutti i missionari italiani, conta ancora tante persone che ogni anno vengono inviate e gli oltre quaranta ragazzi che partono con la nostra diocesi ne sono esempio. Molti altri giovani in estate vivranno esperienze brevi con vari istituti e associazioni. Sarà importante al loro ritorno, incontrarli tutti e mantenere vivo questo stile missionario anche una volta tornati a casa. Perché da quello che vedranno e vivranno, torneranno cambiati».