Hotel Sociale Casa Sant’Angela

Molti sono i vicoli del centro storico di Verona, alcuni nascosti e talvolta sorprendenti. Le strade principali sono prevedibili, ma i vicoletti possono prendere direzioni impreviste e portarti davanti ad un muro. Che fai allora? Se guardi bene ti accorgi che il vicolo gira, o di qua o di là, e alla fine ritrovi la direzione.

Le storie a volte sono come i vicoli, muri compresi. In una via tranquilla del centro a Verona si trova infatti una casa che negli ultimi mesi del 2023 ha avuto una storia piuttosto simile a quella dei vicoletti del centro, quelli che, con buona pace della pianta romana della città, girano angoli inaspettati.

Ricevuta dalla diocesi di Verona come lascito dalle sorelle laiche istituite da Sant’Angela Merici, è parsa  il luogo ideale per rispondere ad uno dei bisogni urgenti di oggi: dare casa a quelle persone italiane o con lunga permanenza in Italia e un lavoro regolare, ma che si trovano in emergenza abitativa.

La casa è un problema concreto e sempre più difficile da risolvere per molti, ma per chi non può contare su una famiglia d’origine o una solida rete sociale rappresenta, nonostante quanto costruito con impegno e sacrificio, il rischio concreto di cadere nella marginalità sociale e trovarsi in strada.  È un tema molto dibattuto anche da Caritas italiana.

E così Casa Sant’Angela, questo è il suo nome, ha iniziato una nuova avventura dal primo di agosto 2023. Si tratta di un’accoglienza temporanea, limitata a pochi mesi, ma che offre ai suoi attuali abitanti la possibilità e il tempo di cercare una sistemazione adeguata senza perdere nel frattempo il lavoro o altri importanti pezzi di vita. Casa Sant’Angela è diventa­ta un albergo sociale con circa 40 ospiti, che consente a Caritas di sperimentare forme di inclusione abitativa destinata a persone in uscita dai vari progetti di accoglienza finanziata. Aver potuto metterla a disposizione di persone in emergenza abitativa, rappresenta senza dubbio un segnale forte da parte della diocesi di Verona.

Com’è organizzata Casa S.Angela

Gli ospiti hanno quasi tutti una stanza autonoma e alcuni spazi comuni puliti, la possibilità di cucinare e tenere le proprie cose al sicuro, c’è  un servizio di lavanderia per le lenzuola, un guardiano che vive all’interno della struttura e un operatore di riferimento presente alcune ore a settimana per facilitare la gestione della casa.

Se oggi andassimo a Casa Sant’Angela, chi potremmo trovare?

Potremmo trovare Alex, un ragazzo arrivato ancora minorenne dall’Albania attraverso la rotta balcanica. È stato accolto in una comunità, ha imparato l’italiano e una volta terminato il suo percorso ha trovato facilmente lavoro in una pizzeria. È un ragazzo in gamba ma non è mai riuscito a trovare casa; si è così adattato in diverse sistemazioni di fortuna, tra le quali un divano in affitto a casa di un’amica in situazione molto precaria e altre ancora ai limiti della legalità. È poi approdato alla casa in cui Caritas accoglie ragazzi neomaggiorenni. Negli otto mesi in cui ci ha vissuto ha preso la patente, ha ottenuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato e si è dotato di un monopattino elettrico con il quale spostarsi, ma una casa proprio non salta fuori, nonostante abbia cercato molto. Sentendo il suo accento e il suo cognome bastano pochi secondi, a chi è dall’altra parte del telefono, per decidere che non sia il caso di affittargli un appartamento. Una volta ho chiamato io per lui: la conversazione è durata poco di più ma ha assunto tratti surreali. Una volta appurato che si trattava di un ragazzo straniero mi hanno liquidato in pochi minuti. Alex adesso vive in Casa Sant’Angela, continua con la sua vita e con la costante ricerca di una casa. Io spero che presto ci saluti  per poter iniziare la vita del tutto autonoma che si sta già costruendo. Ma accanto a lui, si potrebbe trovare anche Saidou, che proviene dall’Africa Occidentale, che può raccontare una storia simile, e lo ha fatto in occasione della Giornata mondiale del migrante, nell’incontro diocesano con il vescovo Domenico. Lui ha compiuto un altro percorso, ha attraversato il mare, è arrivato in Italia e a Verona, al Samaritano. “Per fortuna”, dice lui. Saidou è felice di stare in un luogo in cui si sta bene, in cui c’è la pace . Ha completato il suo percorso di accoglienza, ha ottenuto lo status e i tanto sudati documenti, anche lui ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato e… sta cercando una casa. Parla perfettamente italiano, ma…

Ecco nell’hotel sociale, Caritas diocesana veronese sta lavorando perché questo ma non sia determinante nelle vite di questi ragazzi.