Marginalità al centro: dalla comunità terapeutica a quella civile
Si è concluso nel 2023 un progetto di reintegrazione nella società per 55 dipendenti cronici e ora si aspetta con speranza di ripartire con il progetto 2024.
Stiamo parlando di “Marginalità Al Centro”, voluto dal Dipartimento delle dipendenze dell’Azienda Ulss 9, all’interno del piano triennale per le dipendenze 2021-2023, e che ha visto coinvolte in co-progettazione quattro cooperative sociali veronesi: La Genovesa, ente capofila, Azalea, Milonga e Il Samaritano di Caritas Diocesana Veronese.
Il progetto è iniziato a ottobre 2022 e si è concluso in questi giorni. In quattordici mesi di progetto sono state seguite 55 persone, con le quali sono stati attivati accompagnamenti educativi, anche con progetti specifici nelle loro abitazioni private. Gran parte del lavoro è stato finalizzato alla gestione della loro quotidianità, all’accompagnamento presso i servizi per le dipendenze Serd o altri servizi, alle attività di integrazione sociale e di tempo libero. Sono stati attivati sostegni psicologici, ma si è riusciti in una decina di casi anche ad organizzare inserimenti in contesti occupazionali, laboratori protetti, o addirittura inserimenti in contesti abitativi protetti. Inoltre, ci sono stati anche alcuni aiuti economici, per spese sanitarie, gestione della casa, formazione, attività socio-culturali, sportive, ricreative e socializzanti.
Il lavoro di Caritas Verona
Caritas si è concentrata su ciò che ci compete maggiormente: l’animazione di comunità e la formazione. Sono stati organizzati due percorsi formativi, uno con la federazione degli organismi per senza dimora Fio.psd e uno per la valutazione e lo sviluppo del progetto per il prossimo futuro con la società Sinodè. Invece gli altri partner hanno seguito le parti terapeutiche e sanitarie. Il tutto con una regia unica rappresentativa di tutti gli enti, che ha potuto attivare strumenti e percorsi idonei alle diverse situazioni.
Il valore del progetto sul territorio
Quando si parla di una persona che ha una malattia cronica verso le dipendenze non basta pensare che una comunità terapeutica sia sufficiente per aiutarla. È necessario un percorso anche al di fuori dalla comunità, nella società esterna che poi dovrà accogliere la persona che termina il percorso di cura. Possiamo dire che questo progetto ha aiutato tante persone nel passaggio dalla comunità terapeutica alla comunità civile.
Le persone seguite mancano spesso di reti di prossimità, di amici, di una comunità intorno su cui poter appoggiarsi. Quindi l’intervento di Marginalità al centro non è stato solo utile per la soddisfazione dei bisogni di queste persone, ma ha dato soprattutto l’opportunità di stare, con un supporto educativo individuale, in un luogo di relazione. Sono state incontrate persone vicinissime al rischio di isolamento o al ritorno a condizioni precarie di vita. Spostare il focus dal luogo di cura al contesto di vita, permette alla persona di valorizzare le proprie risorse, sperimentarsi in un ambito sociale normato da tempi e modalità di esecuzione di un compito, di verificare le proprie competenze relazionali, di acquisire consapevolezza rispetto alle proprie potenzialità e limiti.
Il tutto si è sviluppato sul territorio dell’Ulss 9 secondo una logica di sviluppo di comunità; quindi, importantissima è la presenza di educatori formati a creare legami territoriali e a mettere in rete le risorse locali con e a favore della persona. Solo creando questa rete sul territorio di competenza si sono notati i migliori risultati, diminuendo di molto il rischio di marginalità sociale.
(nella foto alcune persone senza dimora presso il Centro Diurno del Samaritano)