Parte il progetto Liberi di Crescere
Non hanno alcuna colpa. Eppure molto spesso su di loro ricadono le responsabilità dei genitori. I minori figli di detenuti, e in generale i nuclei familiari che di riflesso vivono l’esperienza di detenzione di un parente stretto, si trovano a fare i conti con gli effetti negativi di una relazione parentale che diventa difficile e di un contesto sociale che tende ad escludere. Un tema estremamente attuale e da affrontare con urgenza considerato che la popolazione carceraria, in Italia, è di 56.196, di cui 2365 donne e 53831 uomini, e tra loro sono stimati circa 25mila genitori. In Veneto, i detenuti sono 2487, di cui 123 donne, e si possono stimare oltre mille genitori. Per i loro figli, si è costituita una rete di associazioni e realtà non profit che nei prossimi tre anni in Veneto – nelle province di Verona, Treviso, Vicenza e Venezia, e cioè dove è presente una struttura di detenzione – farà quadrato sui minori sviluppando una serie di azioni volte a tutelarne la dignità e aiutarli ad essere protagonisti della loro crescita. L’obiettivo è infatti creare le condizioni affinché un minore che vive tale esperienza possa trovare il sostegno professionale e umano per mantenere la relazione con il genitore e sentirsi parte della propria comunità. È partito nelle scorse settimane infatti “Liberi di Crescere”, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Capofila del progetto è la cooperativa sociale Servizi e Accoglienza Il Samaritano Onlus, braccio operativo di Caritas Verona, chiamata a coordinare i partner del progetto attivi a livello locale e regionale che sono: L’Albero, La Fraternità e Fondazione Don Calabria per il Sociale E.T.S. di Verona, Caritas di Venezia, ADELANTE Società cooperativa sociale onlus di Bassano del Grappa (VI), Tangram, Nova e Insieme di Vicenza, Kirikù e Una casa per l’uomo di Montebelluna (TV), REM di Chioggia (VE). Inoltre, le strutture detentive del Veneto: Casa Circondariale di Vicenza, Casa Circondariale Santa Maria Maggiore a Venezia, Casa Circondariale Treviso, Casa Circondariale Verona Montorio. Inoltre, altri attori pubblici che in maniera diversa sono coinvolti nei vari fronti d’azione quali UEPE territoriali, Servizi sociali e di tutela minori di alcuni dei principali comuni dei territori coinvolti dal progetto.
“La sfida è ambiziosa e siamo pronti, in rete con le realtà aderenti che da anni sono attive sul territorio con progetti dentro e fuori le Case Circondariali di Verona, Vicenza, Venezia e Treviso, a dare il meglio per garantire a questi bimbi e ragazzi gli strumenti educativi e relazionali per ridurre l’impatto negativo che l’esperienza detentiva del genitore ha sul loro percorso di crescita”, spiega Don Matteo Malosto, neodirettore di Caritas nonché referente del Servizio diocesano per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili.
L’obiettivo è di raggiungere e prendere in carico con le proprie attività di sostegno 110 minori figli di detenuti, 165 detenuti e di coinvolgere 35 insegnanti ed educatori. Responsabili e referenti delle realtà coinvolte si sono incontrati nelle scorse settimane negli spazi del Samaritano per impostare dettagliatamente progetti e iniziative che diventeranno operativi nei prossimi mesi.