SAI, Sistema di accoglienza e integrazione, è l’acronimo che indica il nuovo sistema di accoglienza previsto dal D.L. 130/2020, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 ottobre scorso. Il SAI sostituisce il SIPROIMI, introdotto dal primo Decreto Sicurezza nel 2018, che a sua volta aveva rimpiazzato il modello SPRAR.
Due diversi livelli di accoglienza
Il modello SAI tende a ricalcare quello degli SPRAR, Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, reintroducendo la possibilità per i richiedenti asilo di accedere ai percorsi della seconda accoglienza, in un’ottica inclusiva e richiamando il precedente modello virtuoso di accoglienza. Con le modifiche apportate dal D.L. 113/2018, meglio noto come primo Decreto Sicurezza del 2018, lo SPRAR è diventato SIPROIMI, Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati, comportando l’esclusione dei richiedenti asilo.
L’art. 4 del D.L. 130/2020 che introduce il modello SAI, che pure intende riavvicinarsi al modello SPRAR, prevede due livelli differenziati di erogazione dei servizi:
- Primo livello, destinato ai richiedenti asilo cui sono destinati “prestazioni di accoglienza materiale, l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, la somministrazione di corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio”;
- Secondo livello, destinati ai titolari di protezione internazionale e “finalizzati all’integrazione, tra cui si comprendono, oltre quelli previsti al primo livello, l’orientamento al lavoro e la formazione professionale”.
Oggi il progetto conta un progetto SAI, presso il Comune di Fumane, dove era dapprima iniziato un Centro di accoglienza straordinario in collaborazione con la Caritas locale, che si è trasformato in SPRAR, SISPROIMI e ora SAI, in collaborazione con il Comune e con la cooperativa Filo Continuo, presente sul territorio. Ad oggi sono accolti 12 ospiti.