Waiting for 13° Coordinamento centri di ascolto e gruppi Caritas di Verona – le voci di alcuni protagonisti
Aspettando il 13° Coordinamento Caritas della Diocesi di Verona del prossimo 21 ottobre, vi raccontiamo l’esperienza del gruppo Caritas della Val d’Illasi, in cui sono attivi il centro di ascolto dell’unità pastorale Val d’Illasi e la Bottega solidale di Cogollo, attraverso un’intervista alle volontarie Benedetta, Elisa, Teresa…
Come vi chiamate e di cosa vi occupate? Se volete raccontarci un po’ di voi…
Sono Benedetta, ho trent’anni, sono infermiera, in Caritas mi occupo del centro di ascolto da qualche anno… Dopo il Covid, con Don Nicola, abbiamo ripreso in mano il centro di ascolto provando a costruirlo come unità pastorale e non più parrocchiale. Da qui sono nati tanti progetti: la Bottega solidale, il nuovo centro di ascolto, il progetto sull’abitare… tutto è nato dal desiderio di provare a fare qualcosa insieme che potesse coinvolgere tutte le comunità della nostra vallata come unità pastorale.
Sono Elisa, ho quarant’anni, abito a Badia Calavena e sono operatrice Reiki. Ho sempre fatto volontariato nella mia vita e ultimamente cercavo una realtà a me vicina che ho trovato nella Caritas e nel progetto di Don Nicola, sento che potremmo fare grandi cose con la collaborazione di tutti.
Sono Teresa, ho sessantasei anni, pensionata e prima ero artigiana, nonna di cinque nipoti. La mia esperienza in Caritas è iniziata l’anno scorso in primavera, mi sono affiancata da subito ai volontari delle Bottega solidale, siamo partiti da zero, pulendo tutti gli scaffali, installando il cibo, organizzando tutto il necessario.
Quand’è nata la Bottega Solidale di Cogollo? Come funziona? Quante sono le famiglie beneficiare?
All’inizio donavamo solo la borsa spesa, senza pretese e donando quello che ricevevamo, adesso invece con la Bottega solidale le persone hanno una tessera punti, ciascuno ha un punteggio diverso e possono spendere questi punti scegliendo tra gli alimenti che preferiscono. Una trentina di famiglie sono beneficiarie della bottega solidale.
Volete raccontarci della Caritas di Tregnago in generale? Quali iniziative e attività state portando avanti?
Elisa: l’idea è quella di unire tutta l’unità pastorale, tutte le comunità della vallata in un progetto che aiuti le persone più fragili portandole a camminare con le proprie gambe.
Teresa: stiamo iniziando anche a pensare ad alcuni laboratori di officina culturale da fare con le persone, bisognerebbe iniziare a capire quali sono gli interessi delle persone, quali laboratori vorrebbero frequentare.
Benedetta: ci piacerebbe riuscire a dare più servizi possibili alle persone, dare un aiuto su più fronti. C’è il centro di ascolto, la Bottega solidale, il progetto sulle case per aiutare chi sta cercando casa e ospitarli per un periodo in appartamenti in concessione alla parrocchia, e il servizio di counseling.
Quali sono i volti dei volontari della vostra zona? Quanti siete? Che gruppo siete? Come vorreste allargare il gruppo?
Benedetta: Al centro di ascolto siamo una dozzina di volontari, è un gruppo misto, oltre a me e Elisa ci sono altre due ragazze giovani e poi ci sono anche persone sopra i cinquant’anni. Siamo riusciti a coinvolgere i giovani nelle raccolte di beni alimentari, che organizziamo circa tre volte all’anno.
Teresa: alla Bottega solidale siamo una quindicina di volontari e siamo più in là con l’età, ci sono meno giovani… Anche perché apriamo alla mattina e i giovani alla mattina lavorano, vorremo cercare di coinvolgerli di più.
Quali sono i bisogni delle persone e delle famiglie che si rivolgono a voi? Chi è il povero di oggi?
Teresa: tanti sono extracomunitari, chiedono aiuti economici più che altro, ma il vero povero, quello che più difficilmente arriva a noi è la persona sola, che si chiude in sé stessa e verso la società in cui vive, specialmente dopo la pensione per chi non ha una pensione dignitosa e vive in solitudine.
Elisa: al centro di ascolto inizialmente vedevo più stranieri… Ultimamente invece ci sono più italiani che vengono a chiedere aiuto, sono single e come dice Teresa è difficile avvicinarli a noi… Bisognerebbe trovare una forma di comunicazione per dire “Ci siamo”. Quelli che incontriamo hanno bisogno di parlare con qualcuno, di stare in compagnia.
Benedetta: spesso le persone che si rivolgono a noi fanno fatica a gestire economicamente le risorse che hanno perché a volte ci sono situazioni che a livello di ISEE e di lavoro non sono così disperate.
Quali sono invece i punti di forza e le risorse su cui fare leva in questo territorio?
Benedetta: ci sono tante persone che si sono messe a disposizione e che fanno volontariato, il nostro territorio non è grande ma le persone hanno risposto bene, si sono rese disponibili per fare volontariato e prendersi cura di altre persone e della propria comunità.
Elisa: abbiamo un buon territorio, le persone rispondono bene, dobbiamo migliorare un po’ la comunicazione verso l’esterno, nel senso di far sapere agli altri che “ci siamo anche noi come Caritas”, per cui una persona quando ha un problema sappia che si può rivolgere a noi.
Teresa: sono d’accordo, siamo un bel gruppo di volontari e collaboriamo tra di noi, questa è la nostra forza, se in un anno siamo riusciti a fare quello che abbiamo fatto è proprio grazie a questo.
Vorreste condividere un episodio, una situazione o una persona che vi è rimasta particolarmente in mente?
Benedetta: a me hanno sempre colpito le persone che sono venute al centro di ascolto semplicemente per parlare. Un signore è venuto per un periodo, cercava lavoro, non ci ha mai chiesto soldi, noi l’abbiamo un po’ indirizzato verso alcuni servizi, poi dopo un po’ di incontri non è più venuto. Mi ricordo anche un’altra signora che veniva per fare due parole. Queste sono persone sole che vedevano in noi un punto di riferimento per uscire dall’isolamento.
Cosa vuol dire per voi fare volontariato?
Volontariato è rendersi utili, mettere a disposizione le proprie capacità nei confronti di chi ha bisogno di aiuto, di una parola o anche solo di uno sguardo di accoglienza.